venerdì 21 ottobre 2016

Livereport 18-10-2016- ANGRA - Traffic live club




Report e a cura di: A.Hunt

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Partiamo subito dal concetto che la serata dello scorso 18 Ottobre, prometteva davvero molto bene. Non solo per ritorno degli Angra ma per la composizione dell’intero bill. Parliamo di tre band che stanno assumendo un ruolo veramente importante nella scena romana e che hanno saputo dimostrarsi all’altezza di un evento così importante. Anche l’organizzazione non è stata da meno. La data romana del tour “Holy Land 20 Years” degli intramontabili Angra si è svolta senza intoppi nè cambi palco interminabili. Ovviamente, Roma di metallo, non poteva esimersi dal raccontarvi tutto, grazie anche alla collaborazione con Metalforce, che ha gentilmente concesso l'utilizzo delle fotografie 

Timestorm
Aprono la serata i Timestorm, band anch'essa appartenente ad un passato glorioso che ha ricominciato a calcare i palchi della capitale poco più di un anno fa. Si presentano con una lineup rinnovata da quando RDM li incontrò per la prima volta (leggi l’articolo) e sembrano proprio aver trovato la giusta alchimia. Sono veramente molto incisivi, capaci di coinvolgere il pubblico sin dalle primissime battute, senza bisogno di essere agghindati in maniera particolare. Sfoggiano una musica tagliente, d’impatto. L’esecuzione è decisamente all’altezza della composizione. Sono velocissimi, con cambi frequenti ed emozionanti. Ricordano il periodo in cui Helloween, Gammaray e compagnia bella la facevano da padroni. Ricordano, ma senza imitare, senza essere stantii e soprattutto senza cadere nel ripostiglio del “già visto / già sentito”. Come richiesto dal genere, ma senza squilibri, i punti di forza (o meglio i più evidenti) dei Timestorm, sono chitarre e Voce. E’ stato proprio il nuovo frontman a colpirmi, col suo fare da streetman e con una voce acutissima, crudele e graffiante ma capace anche di andare a parare su note basse, evitando così di diventare stucchevole. L’altra novità, (che indiscrezioni ci dicono essere ancora una collaborazione) è il tastierista. L’inserimento delle kryboard, completa del tutto il suono dei Timestorm. Di indubbia qualità nell’esecuzione live e negli arrangiamenti, i suoni scelti non si limitano all’abbellimento ma aggiungono alla band un tocco di potenza ed epicità che contribuisce al risultato finale in maniera decisiva. Ovviamente, le qualità della band, non sono da attribuirsi esclusivamente ai nuovi elementi. Anzi, direi che questi sono una sorta di ciliegina sulla torta. Si perchè la band, che ha alle spalle già vari tentativi di reunion nel passato, può vantare dei chitarristi molto fluidi, taglienti e vigorosi, che trovano fra loro una perfetta sintonia. Il basso, dal canto suo non è da meno, riuscendo ad uscire in maniera dirompente e nel contempo, ad essere l’anello di collegamento con una batteria potente, veloce e molto precisa.I Nostri, chiudono con un pezzo più lento e potente, che vede una linea vocale più bassa, in contrapposizione con il resto dello show, dimostrando la capacità di esprimersi anche in altri modi, che non siano necessariamente quelli del fomento e della velocità estrema. Unico neo, il poco tempo a disposizione del gruppo, che mi sarebbe piaciuto ascoltare un po’ di più (ma non mancherà occasione)  Insomma, con l’attuale lineup, questa band ha davvero tanta strada davanti a se. 

Setlist:
Lost in The net
Catharsis
Labyrinth of dreams 
Sea Of hate 

Genesis

Line up:
Fabrizio troiano: chitarra
Giuseppe longo: chitarra
Andrea de Carolis: batteria
Marco Migliaccio: basso
Special guest:
Claudio Vattone - voce

Paolo Campitelli- tastiere (from Kaledon)



Stage Of Reality
Segnatevi questo nome, se ancora non li conoscete. Gli S.O.R. sono una bella realtà che sa’ catturare l’attenzione del pubblico e disorientarlo allo stesso tempo. Sono proprio una band che non ti aspetteresti, capaci di seguire un fil rouge al quale annodano una quantità impressionante di sfaccettature. Aprono in maniera “prepotente”, regalando agli astanti uno show che in fatto di suono e qualità ha da insegnare a molti artisti, nonostante la giovane età della band. Non sono i classici metallari, per intenderci. Tuttavia, hanno un’ottima presa sul pubblico, verso il quale mostrano un atteggiamento confidenziale e molto coinvolgente. La voce del frontman, è qualcosa di unico nel panorama capitolino. Anche il suo mood non è da meno, con la sua energica compostezza ed una timbrica davvero impressionante (mi pare di cogliere un’importante influenza che i Queen hanno avuto sulla vita musicale di questo ragazzo). La presenza del basso è devastante ed allo stesso tempo elegante (una dicotomia quantomeno insolita per una band metal) e riesce a raccordarsi perfettamente alle chitarre, che sanno alternarsi fra tecnica, potenza e gentilezza, in una maniera disarmante. Nulla, in questa band è fuori posto. Dietro le pelli, il batterista è semplicemente impeccabile. Sa imprimere ai brani una spinta che difficilmente si riuscirebbe ad ottenere con una lineup differente. Questi ragazzi dimostrano sul palco, una sintonia impressionante, tanto da rendere quasi impercettibile l’inserimento di alcune sequenze, all’interno dello show. Dopo una breve presentazione, arriva il momento di Never. L’atmosfera si addensa appena la band inizia a suonare. Tutto è semplicemente perfetto. Forse troppo. Sembra di ascoltare una disco. Purtroppo, anche per loro, setlist troppo corta rispetto ai miei desideri ma non per questo meno degna di nota. Gli S.O.R. hanno saputo riempire il Traffic di un’atmosfera suggestiva e potente ma al tempo stesso eterea, lasciandomi dentro un sentore di attesa. Sicuramente, questa band sta raccogliendo i primi frutti di un duro lavoro, mescolato ad una notevole dose di talento da parte di tutti gli integranti.

Setlist:
Dignity
The breathing machines
Grey men
Never

The next generation

Damiano Borgi – Vocals
Andrea Neri – Guitar
Bernardo Nardini – Guitar
Marco Polizzi – Bass
Daniele Michelacci – Drums



Sailing to nowhere
Dopo un cambio palco lievemente più lungo degli altri, iniziano a luci bassissime, con la sequenza evocativa che apre il loro disco “To the unknown”, del quale festeggiano un anno esatto dall’uscita. Forti del successo che stanno riscuotendo a livello nazionale e non e dell’atmosfera lasciata loro in “eredità” dalle due band che li hanno preceduti, i marinai vedono alla voce femminile una special guest - Clara Trucchi - , che nella data romana del tour loro tour, sostituisce Helena Pieraccini per buona parte dello spettacolo (chi sa quali sorprese rivelerà la ciurma nei prossimi mesi). Con l’occasione, la band da ulteriore prova di avere ormai consolidato la nuova lineup, che vede da qualche tempo Alessio Contorni alle tastiere e l’aggiunta di Emiliano Tessitore come ulteriore chitarra, che hanno apportato un notevole valore aggiunto alla band, permettendo anche la parziale rivisitazione dei brani, con notevole guadagno delle sonorità e della presenza scenica. La ciurma,insomma, da l’idea di trovarsi decisamente a proprio agio sul palco, confermando la forte unione che da sempre la caratterizza. La forte presenza scenica di questi ragazzi, riesce a travolgere e coinvolgere il pubblico sin dall’inizio, complice anche un “timoniere” che dietro le pelli, si mostra più vigoroso ed entusiasta del solito (come biasimarlo?). Anche Carlo Cruciani al basso, che solitamente si contraddistingue per la sua compostezza, sembra lasciarsi più andare del solito, senza per questo andare a discapito dell’esecuzione. 
Belli anche i giochi di chitarra che Andrea Lanzillo e Tessitore si scambiano con fare disinvolto. In questo periodo, i Sailing hanno messo parecchia carne al fuoco -  e si sente -aggiungendo alla band un calore speciale, come se ce ne fosse bisogno. 
Passata la seconda metà dello show, per “Fight for your dream”, fa il suo ingresso sul palco Helena pieraccini, accompagnata da una vecchia conoscenza dei marinai e del
Della scena Romana: David Folchitto, special guest alla batteria.
Dopo rientro in scena di Clara Trucchi, che rimarrà sul palco assieme alla collega Helena Pieraccini, la band si diverte a “cannoneggiare” il pubblico con degli arnesi spara coriandoli, creando una situazione molto divertente, senza scadere nel ridicolo.
Concludendo, in tutta onestà, la nuova presenza alla voce femminile, non mi ha entusiasmato particolarmente, sebbene sia il caso di sottolineare come abbia aggiunto molti spunti personali dal punto di vista interpretativo. D’altra parte non è facile arrivare ad un pubblico che è già abituato ad un’altra voce e ad un’altra faccia. Tuttavia, risulta molto piacevole nel complesso, interfacciandosi in maniera abbastanza disinvolta con Marco Palazzi. Su di lui c’è poco da dire: il suo mestiere lo sa fare più che bene, anche dal punto di vista dell’intrattenimento.

Setlist:
No dreams in my night
Big fire
Fallen Angel
Lovers on Planet earth
Fight for your dream
SAILING to nowhere

You wont dare

Lineup:
Marco Palazzi – Vocals
Helena Pieraccini – Female Vocals (special guest)
Clara Trucchi – Female Vocals
Andrea Lanzillo – Guitar
Emiliano Tessitore – Guitar
Alessio Contorni – Keyboards
Carlo Cruciani – Bass
Giovanni Noè – Drums

David Folchitto – Drums (special guest)

                                                        
Angra
Siamo arrivati al momento topico della serata. All’inizio ho pensato “ma che vuoi scrivere sugli angra? Cazzo, sono gli Angra”. Con le dovute proporzioni (non me ne voglia nessuno) anche per loro, vale il discorso fatto per la sezione vocale dei Sailing To Nowhere: Non è facile arrivare al cuore ed all’orecchio di chi è abituato ad un’altra voce e ad un’altra faccia.
Prima, durante e dopo la serata, anche sui social, ho sentito e letto opinioni contrastanti riguardo alla nuova formazione della band. Da principio sono rimasto un po’ interdetto anch’io. L’idea della voce di Lione agli Angra,mi faceva un po’ strano. Poi li ho sentiti. Questa mia affermazione, forse, farà un po’ storcere il naso agli aficionados dei vecchi Angra. Nonostante l’acustica del locale fosse un po’ penalizzata dal sold out (che era comunque nell’aria), nonostante l’assenza di un colosso come Loureiro e la presenza di una voce che ero abituato a sentire cantare tutt’altro, gli Angra sono sempre gli Angra. Inutile scrivere delle doti tecniche ed artistiche di tutti gli integranti la band ed inutile commentare il coinvolgimento del pubblico. Si, anche dei nostalgici di Matos che, nonostante tutto, hanno cantato a squarciagola - vi ho visti .
Una band all’altezza del proprio nome, della propria storia e della propria fama. Uno show davvero entusiasmante ed una setlist elaborata davvero con tanto gusto. Oltre a mescolare sapientemente piccoli accorgimenti tecnici e melodie che solo loro hanno saputo regalarci, infatti, lo show progredisce in maniera piacevole, e coinvolgente, godibile anche da chi non conoscesse nulla della storia della band. Detto con franchezza, gli Angra non hanno bisogno di orpelli scenografici particolari. Basta la loro musica a disegnare interi mondi, agli occhi di chi vede, ascolta, vive lo spettacolo che offrono.
Tra una samba è l’altra ed uno show condotto con una umiltà che non ti aspetti da una band del genere, si arriva quasi alla metà dello spettacolo, dove il percussionista Dedè (special guest per il tour) si lascia andare in un accenno di capoeira che agli occhi dei soliti “defender” non fa molto metal.
Menzione d’onore per Bittencourt, che prende il posto di Lione (cosa di per se già fuori dalla portata della maggior parte dei cantanti) alla voce, per tre pezzi e cimentandosi nei cori per tutta durata dello show. Ed è proprio la voce di Bittencourt che, seduto in solitaria al centro del palco, intona “Lullaby for Lucifer”, preludendo all’esecuzione di vecchie glorie degli Angra, con le quali la band diletta il proprio pubblico prima della chiusura dello spettacolo.

Setlist:
Newborn Me
Wings Of Reality
Final Light
Nothing To Say
Silence And Distance
Carolina IV
Holy Land
The Shaman
Make Believe
Z.i.t.o.
Deep Blue
Lullaby For Lucifer
Waiting Silence
Time
Rebirth

Nova Era

Lineup:
Rafael Bittencourt – Guitar
Felipe Andreoli – Bass
Fabio Lione – Vocals
Bruno Valverde – Drums
Marcelo Barbosa – Guitar

Dedé Reis – Percussions

In conclusione - mi si perdoni l’essere stato prolisso :

Quando una band di colossi cambia anche solo uno degli elementi, rischia sempre di  scontentare qualcuno. Fatevene una ragione. E’ fisiologico.

Lione può cantare anche la bolletta del telefono. Il confronto con Matos è tanto inevitabile quanto inutile. Sono due cantanti diversi e di certo, il Nostro non intende essere una copia del suo predecessore. Anzi, dimostra che pur portandosi dietro l’eredità dei R.O.F. (della quale non credo affatto voglia sbarazzarsi) è in grado di fare altre cose.

La serata è stata davvero un successo, sia grazie alla partecipazione degli openers, sia grazie alla collaborazione delle agenzie presenti sul territorio Romano, in barba a tutti quelli che suggeriscono agli Angra di cambiare nome.



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