venerdì 16 dicembre 2016

Livereport 01-12-2016 - Absu - Traffic



Locale: Traffic Live
Data:   01/12/2016
Bill:

Absu
Darkend
Shadow Throne






Report a cura di: A. Hunt


Con un po' di ritardo causato dalle festività, pubblico oggi il resoconto di una serata che ho trovato davvero piacevole ed interessante. Buona anche l'affluenza del pubblico, seppur non eccessiva. Ho avuto il grande piacere di conoscere due band che non avevo mai ascoltato, e che costituivano l'opening act della serata. Persone piacevoli anche fuori dal palco - tanto di cappello.
Passate queste brevi considerazioni, ed i doverosi ringraziamenti ad un locale che riesce sempre a portare grandi artisti (indipendentemente dalla fama) sul proprio stage, vi lascio al resoconto della serata. Buona lettura
Shadow Throne
Apre le danze la band fondata dal chitarrista Steph (Theatres des Vampires). Caratterizzati da un suono scuro e potente, salgono sul palco attorniato da due stendardi, recanti le due iniziali della band. Lineup classica la loro: due chitarre, basso, voce e batteria. Sicuramente curati nel look, senza strafare, il cantante indossa una tunica smanicata a mo' di frak, corredata da cappuccio, che terrà indosso per tutta la durata dello show. Suonano un black metal con delle sfumature molto thrashy, e comunque molto sentito, quasi accorato. Mostrano particolare dedizione al loro lavoro, soprattutto durante un pezzo che, come spiegato dal vocalist, parla di una maledizione gettata su di un popolo. 
Atmosfere infernali e disperate per loro, con suoni ottimi. Altrettanto ragguardevole l'esecuzione. Chitarre davvero pregevoli, dal suono affilato come un rasoio, in contrapposizione a quello del basso (mancino), altrettanto preciso, e ad una batteria scura e potentissima. Mobili quanto basta, riescono ad interagire con il pubblico, senza mai sconfinare dai limiti imposti dall'atmosfera che creano sul palco. Lo show è ben studiato e di sicuro mai monotono. Ottime scelte per quanto riguarda i breakdown, in cui il basso sfoggia tutta la sua potenza e più in generale, un doppio pedale da far esplodere il cuore. Non mancano fraseggi di chitarra crudeli ed accattivanti. Il piccolo ma efficace dettaglio di una Les Paul bianca, contrapposto ad una immagine preponderantemente sobria e nera, è una sfumatura gustosa, che denota cura e dedizione. Il bassista, avvolto dietro la sua barba spaventosamente folta, usa con sapienza un 5 corde mancino, a differenza dei chitarristi che, invece, usano delle sei corde classiche. Questo non impedisce loro di suonare un pezzo di chiusura potente e ben assestato, che non manca di breakdown ed armonici scelti con gusto e ben dosati, come pure di accelerazioni repentine, durante le quali la batteria si scatena in tutto il suo fragore, con precisione e forza da manuale.
In conclusione: molto interessanti, ottimi esecutori e compositori. Una ulteriore nota di merito, a differenza di molte band, evitano di mettere il blast beat anche nell'insalata. Lo usano solo dove serve e quanto basta per impreziosire i brani.

Lineup:
Serj Lundgren - Vocals
Steph - guitars
Francesco Caponera - guitars
Emanuele Lombardi - bass
Dave Tomadini -drums

Setlist:
- Intro
- Demiurge of Shadow
- Theories behind chaos
- Daemonius
- Mother North/Total Darkness
- Curse of royal Blood
- Descent

- Faded Humanity/outro

Darkend
Apertura su base evocativa per la band proveniente dall'Emilia Romagna. Compaiono sul palco uno ad uno, avvolti da scure tuniche ed una scenografia davvero molto suggestiva, in pieno stile black metal. Davanti ai chitarristi ed al frontman, aste probabilmente in ferro battuto, recanti simboli esoterici, e teschi, avvolti da luci che a tutta prima sembrerebbero candele, ma che in realtà non lo sono. Reminiscenze stregonesche per loro, avvolti da paramenti neri e con il trucco bianco a creare contrasto. Il cantante tiene un bastone sormontato da un teschio cornuto, probabilmente di capra e sfodera da subito uno scream strozzato, accorato, quasi simile ad un pianto disperato. Tutto è davvero molto suggestivo, specie sul secondo pezzo, quando le luci rosse del locale, cominciano a tingere il palco di una luce che ricorda il sangue. Basi cupe e disperate, arricchiranno tutta l'esibizione. Le chitarre non si profondono mai in soli forsennati. Preferiscono piuttosto, lasciare spazio ad armonie nebbiose, dense e potentissime. La batteria è davvero uno dei fiori all'occhiello di questa band. Sembra infatti essere un arcigno capovoga che forza il ritmo di una galea capitanata da Caronte. Sicuramente, lo show è preparato più che a dovere. Tutto si evolve quando il frontman, dopo aver piantato l'asta col capro, si libera del mantello, rivelando sulle note di un arpeggio scuro ed accattivante, un'esile figura quasi androgina, avvolta da lunghissime treccine. Gli occhi cerulei ed il volto bianco, solcato a mo di lacrime all'altezza degli zigomi ed un triangolo rovescio nero recante il terzo occhio, poco sopra le sopracciglia, inizia a fare strani segni verso il pubblico. Non cesserà mai di farlo ed anzi, per tutta la durata dello show, continuerà a bisbigliare qualcosa di incomprensibile mentre non canta, come stesse dialogando con una entità superiore, mentre maledice gli astanti. Assoli lenti e di una rara bellezza a spezzare, di tanto in tanto, la potenza del tutto. I Darkend hanno un suono ed una immagine davvero molto gustosi. Riescono a creare un'atmosfera tale per cui ci si sente come in un film dell'orrore, mentre si assiste alla classica scena stereotipata di una messa nera, con annessi rituali stregonici.
Quando le mie cellule olfattive cominciano a percepire odore di incenso, mi rendo conto che questo show è veramente una bomba. Studiato nei minimi dettagli per coinvolgere il pubblico fino al midollo e lasciare in esso un'impressione pressochè indelebile. In alcuni tratti, li ho trovati quasi ecclesiastici, soprattutto mentre il cantante - che si comporta quasi come fosse cieco o con lo sguardo verso un'altra dimensione - continua ad eseguire il suo "rituale", su basi che fanno molto medioevo, con tanto di cori alla "magnus dei". 
Anche il bassista - cosa rara per molte band - non è affatto un personaggio anonimo. Sembra quasi un'anima in pena, che si muove con fare disperato e composto, mentre pizzica un suono che sembra provenire dall'averno stesso. 
I nostri, prima della fine dello show, ci riservano un'altra evoluzione scenografica e musicale. Il ritmo si rompe, il cantante, inginocchiato, pronuncia una prece a Saturno, con il suo particolarissimo scream. Lo fa tenendo in mano un teschio di vacca, finemente decorato, che alzerà davanti al volto mentre alzandosi in piedi, pronuncia la frase "E allora, Saturno, divora i tuoi figli!". Durante tutto lo show - chiaramente in maniera voluta - nessuno della band si rivolgerà mai direttamente al pubblico.
In conclusione, i Darkend sono una band che sa davvero mescolare le arti Tersicoree a quelle di Melpomene ed Euterpe. Sanno sfoggiare pezzi di una violenza inaudita ed inframezzarli a parti lente e cupe, dall'atmosfera molto doom. Riescono a rendere piacevole anche l'addio, durante il quale, invece di salutare il pubblico, smontano il palco sulle note di una base molto evocativa, con fare cerimoniale. Questo show è uno di quelli capace di lasciare segni davvero indelebili nelle persone che amano la musica dal vivo.

Lineup:
Animae - vocals
Antarktica - keyboards
Ashes - guitars
Nothingness - guitars 
Winterskog - bass
Valentz -  drums

Setlist:
- Of the defunct
- A precipice towards abiyssal caves
- Clavicula salomonis
- A passage towards abysmal caverns
- Il velo delle ombre
- Congressus cum daemone

Absu
Tenere botta, dopo lo show dei Darkend, sicuramente non è facile. Gli Headliner Texani salgono sullo stage ornato da un backdrop recante un simbolo simile a quello di Thelema, contornato da grafismi che ricordano l'ebraico. Tutto in bianco su campo nero. Dalla rima interna del cerchio, spuntano due mani che toccano i vertici del simbolo. Il cambio palco - ad onor del vero  non proprio qualcosa che rientri esattamente nella definizione di rapidità - viene seguito da un line check di qualche minuto. Una base arpeggiata in tre quarti, prelude l'inizio dello show. Luci blu per loro. Vestimenti lisi e laceri, rigorosamente in nero.
La base è interrotta da un fragore: è Proscriptor, cantante e batterista della band di Plano, che percuote le pelli come un dannato, e screama altrettanto vigorosamente. Il pezzo d'apertura - così come quelli che lo seguiranno fino alla prima metà dello show - è molto thrasy. Dal palco, viene fuori un bel po' di "caciara", quella buona, quella che ti fa fare head banging selvaggio. Insomma: un'apertura davvero possente per il power trio. Sonorità di gran lunga slayeriane e voci sempre in scream, gli Absu sono davvero velocissimi. Chitarra fulminea e tagliente, in grado comunque di sostenere ritmiche più calme - si fa per dire -
Il basso, riempie davvero tutto il locale, nonostante i corpi che si parano davanti al palco. Davvero, non si sente la mancanza della seconda chitarra in questa band. Proprio il bassista, durante lo show, dimostrerà di possedere anche delle ottime capacità vocali, sia come corista che come lead voice (sempre in scream). In effetti, si rivela quasi un secondo cantante, prendendo il posto del batterista e lasciando così un po' di respiro a delle drums davvero tiratissime e devastanti. Lo stratagemma sembra pagare bene. Data la velocità dei pezzi ed il poco spazio per il fiato, sembra davvero impossibile riuscire a cantare e percuotere le pelli contemporaneamente (impresa già di suo tutt'altro che semplice). Nonostante queste qualità degli Absu, ho trovato la prima metà dello show un po' monotona. I pezzi sono tutti mitragliati e più o meno tutti sulla stessa falsa riga, anche quando non è il batterista a cantare. Anche le variazioni ritmiche e tonali (ben poche per essere onesti), seppur efficaci, non sono nulla di sostanziale. Sicuramente le linee vocali, non sono di grande fruibilità, risultando più o meno mono nota. Belli alcuni assoli. Altri, sembrano un po' arraffazzonati alla bell'e meglio. Su "the ighland tyrant attack" si avvicinano molto di più ad uno stile anthrax ma senza toccare quelle vette. Tutto sommato, fino ad ora, il live è abbastanza insipido, considerato il calibro della band. Anche dal punto di vista scenico, nonostante la coesione, pagano lo scotto di esibirsi dopo uno show così ben preparato come quello centrale.
Veniamo alla seconda metà dello show, che assume toni decisamente diversi e più calibrati, con cambi tempo, breakdown e finalmente qualche variazione tonale. Nonostante la prima parte non mi abbia entusiasmato e la poca presenza scenica, posso sicuramente dire che il loro show è preparato benissimo. La prima metà è un carro armato che ti arriva in faccia, seguito da uno stuolo di soldati con MG imbracciato, che ti mitragliano il petto. Effettivamente, fare uno spettacolo in cui i pezzi finali sono di tale potenza e velocità, sarebbe stato da pazzi. Molto più saggio snocciolare prima quelli che richiedono tanta energia.
Parte quindi un pezzo melodico, con arpeggio pulito, salvo poi esplodere con voce e batteria, nel momento esatto in cui partono le distorsioni. Viaggiamo su onde decisamente diverse, dalla lunghezza più variegata. Qui, in alcuni momenti, i Nostri, si lasciano andare anche su ritmi più vicini all'hard Rock ed a pezzi che mescolano groove, velocità e tecnica. Proprio ora, la chitarra assume un aspetto totalmente diverso. Sembra tutt'altro che pasticciata. Le frasi ed i solo sono molto ben concepiti ed inframezzati da accordi lunghi e da cavalcati assortiti egregiamente. Veramente degni di nota. Gli Absu sono una specie di Diesel al contrario, in cui la fase discendente lascia spazio a tanta bella musica. Il batterista, di tanto in tanto, sfodera un urlo così acuto e potente da far credere che ci sia una banshee nel locale. I piatti sono molto in risalto, ma si sposano benissimo con le atmosfere cupe e dense che vengono create in questa fase del concerto. Il doppio pedale, è veramente qualcosa di eccezionale. Una sorta di cornamusa chiude il loro show, accompagnandoli durante l'uscita dalla scena. Il pubblico, dal canto suo, ne chiede a gran voce il ritorno ma quando il cantante rimane da solo, in piedi al centro del palco, si capisce che stavolta il pubblico non sarà accontentato.

In definitiva, una band che davvero non ti aspetti: sotto tutti i punti di vista.

Lineup:
Proscriptor McGovern - drums,vocal
Ezezu - bass, vocals
Vis Crom - guitars

Setlist:
Non disponibile

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