venerdì 7 aprile 2017

Live report 25-04-2017 - Ross The Boss - Jailbreak


Locale: Jailbreak
Data:   25/04/2017

Bill:

Ross The Boss
Rosaecrucis
Athrox

Report a cura di: A.Hunt
Foto: Magda Red
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C'è aria di attesa, battaglia...tempesta, al Jailbreak. Voglia di spaccare il mondo e tornare indietro di qualche anno, a quando tutti noi ci sentivamo invincibili, immortali...grazie anche ad icone del metal come Ross the boss, che assieme ai Manowar ha solcato i palchi di mezzo mondo. Ringrazio dunque la direzione artistica del locale, che non manca mai di ospitare artisti di spessore.
Una serata fantastica



ATHROX

Intro evocativa per la band di Grosseto, che apre in pieno stile thrash, come un pugno in faccia.
Entrano in scena uno ad uno, sulle note della base e si piazzano di spalle al pubblico. Le luci fioche, esplodono nel momento in cui inizia lo show vero e proprio. La cosa che mi ha colpito particolarmente degli Athrox, è stato il muro di suono, complice anche l'ottimo impianto del Jailbreak ed un fonico che sa davvero il fatto suo.
Gli Athrox sono una band dalle varie sfaccettature, con un cantante dalle doti vocali indiscutibili. Partono carichi a pallettoni. Possono contare su due "asce" ed un basso preciso e profondo, oltre che ad una batteria sanguigna e variegata. Nonostante la loro provenienza, riescono a coinvolgere il pubblico, sia con la musica, sia con la presenza scenica. Come dicevo, quello degli Athrox è un thrash che non ti aspetti, perchè influenzato palesemente da vari generi. Qualche brevissimo inserto prog ed un cantato molto NWOMB, sia per sonorità che per melodie. Riconoscibili alcune influenze power. Grande sintonia sul palco, i musicisti dimostrano di saper intrecciare cori molto piacevoli e di sicuro risultato. Mobili quanto basta, senza strafare, usano bene tutto il palco del jailbreak. Sicuramente il punto di forza di questa band è il Frontman, dotato di una voce versatile e crudele e capace di sfoggiare degli scream Manowariani di tutto rispetto. Ottime anche le chitarre, senza fronzoli inutili od assoli interminabile ed inspiegabilmente complessi. Ben eseguiti e dosati. Ho avuto il personalissimo piacere di dividere un palco con questa band e devo dire che da allora, il grande lavoro che c'è dietro, si vede e si sente tutto. 
Il loro show attinge a piene mani dal primo disco, senza disdegnare, in anteprima, brani da quello in programma, come "Empty Soul"; pezzo dal sapore malinconico ma con sfaccettature di potere e cattiveria. Proprio qui, le linee di basso sono particolarmente accattivanti e trovano una sinergia, se possibile, ancora migliore con il pestare della batteria.
Gran bella band! Soprattutto, per chi non la conosce, può davvero risultare una piacevole sorpesa. Anche nell'aspetto, somigliano molto alla propria musica.
Unico neo di uno show davvero col botto, il posizionamento della chiusura, per via della lunghezza.

Line up:

Giancarlo “Ian” Picchianti – Vocals
Sandro “Syro” Seravalle – Guitar
Francesco “Frank! Capitoni – Guitar
Andrea “Lobo” Capitani – Bass
Alessandro “Aroon” Brandi – Drums


Set list:
Intro: Losing Your Gods
Frozen Here
Warstorm
Empty Soul
End Of Days
Waiting For The Eden
Gates Of Death

ROSAECRUCIS

E' la volta dei Rosaecrucis, vecchia conoscenza dell'underground capitolino. Dopo un cambio palco non proprio rapido, salgono sul palco sfoggiando le loro classiche tuniche nere, bordate di rosso ed acciaio. Al centro, troneggia un'asta con squadra e compasso che trafigge un teschio - suppongo lavorata dalle sapienti mani di Ciape.
Aprono con "Hiram Abif", da "Massoneria". 
Grande sintonia per la navigatissima band, che si mostra statuaria e potente. La crudeltà della voce del Frontman ed il BC Rich del bassista, sfondano il petto. Linee essenziali ma efficaci.
Con una Sancta Sanctorum potentissima e più tirata che mai, non deludono certo le aspettative del pubblico, che facilitato dall'idioma italico, intona senza problemi i brani più noti della band.
Proseguono con la propria presenza ieratica, fino ad arrivare a "Militia Templi", dove Ciape si spoglia della propria tunica e si scatena un po', prima di riprendere il centro del palco, quando la voce attacca. Gli altri, dal canto loro, interagiscono compostamente con la prima fila. 
Il loro show ripesca parecchi pezzi del passato, ma i riff sono più gustosi, le chitarre più mature. La batteria, davvero inarrestabile.
E' l'ora del fomento, con "Fede potere vendetta", dove sull'acuto iniziale parte un coro da stadio, dalle prime file del pubblico. Bellissima la reazione composta e divertita della band, all'apparizione di un martello da guerra, brandito da un ragazzo del pubblico. Bei giochi di chitarre, lasciano il tempo di riposare un po' al singer, con Massoneria. Tocca alla batteria distruggere tutto. Si prosegue senza sosta, fino all'esplosione della cavalcata furiosa di "Anno Domini" ed alla chiusura, con "Crociata".

Line up:


Giuseppe “Ciape” Cialone – Vocals
Andrea “Kiraya” Magini – Guitar
Tiziano “ShreadMaster” Marcozzi – Guitar
Daniele “KK” Cerqua – Bass
Piero “Bohemian Moloch” Arioni – Drums

Set list:

Sancta Sanctorum
Militia Templi
Guerra Santa
Fede Potere Vendetta
Anno Domini
Crociata


ROSS THE BOSS
Attesa lunga per vedere il Boss. Il pubblico inneggia a più riprese, nell'attesa di vedere il chitarrista, in tour per i suoi trentacinque anni di carriera.
E' accompagnato da una band veramente di tutto rispetto. Parliamo di nomi come Rihno, alla batteria (anche lui ex Manowar), Mike LePond dei Symphony X al basso e Marc Lopes alla voce.
Inizia senza fronzoli con una "Blod of the kings" un po' sotto tono -Mi duole fare quest'appunto ad uno dei miei beniamini ma...ahimè, il dovere di cronaca mi costringe.
Scelta curiosa ma -ad occhio - ponderata, trattandosi infatti, dell'ultimo brano in tracklist di "Kings of Metal", anch'esso ultimo album inciso dal Boss con i Manowar. Un po' sotto le righe, ma il pubblico è comunque in visibilio, tanto è l'amore per quest'uomo che ha saputo regalarci pietre miliari della storia del power metal.
Sul palco, Ross, snocciola i più grandi brani dei Manowar, in un locale gremito e caldissimo per l'energia emanata dai corpi in fomento.
Ross, si sa, è un Diesel. Ci mette un po' a scaldarsi, ma quando parte è davvero inarrestabile. Siamo al terzo pezzo. Ora che è bello caldo, l'energia che promana dal palco è veramente tanta. La velocità sarà leggermente inferiore a quella dei brani originali, per tutta la durata del concerto. Le ritmiche, in compenso...beh, quelle pennate da "Ranger della chitarra", solo lui ce le sa regalare. Inutile soffermarsi sull'aspetto tecnico degli integranti la band, considerate la perizia e l'energia con le quali ognuno suona il proprio strumento. Un plauso particolare però, va a Marc Lopes; capace di toccare le stesse vette di Adams, con una energia davvero inaspettata.
Tutti gli astanti - è scontato dirlo - conoscono ogni singolo brano in scaletta ma dopo l'assolo di "Blood of my enemies" - non pulitissimo ma di sicuro effetto - ogni cuore esplode nel furore della battaglia. Il Boss non è proprio al 100% ma forte della consapevolezza di aver trainato un paio di generazioni, dell'esperienza accumulata negli anni, va avanti come una vera e propria locomotiva umana, infiammando gli animi di noi Manowwariorrs. Lo si vede dai tanti "Signs of the hammer" che di tanto in tanto si levano dalla folla.
E' la volta di "Thor". Qui il buon Ross, sembra davvero dimenticarsi dei suoi anni e ci da dentro come un matto, accompagnato dalla batteria di Rhino, furioso e possente, che sembra essere posseduto dallo stesso dio del tuono, sceso in terra, per percuotere le pelli col suo fido Mjolnir.
Non può che partire il pogo.

Abbiamo passato da poco la metà dello show, quando sul nono brano in scaletta (Sign of the hammer), dal palco si sprigiona la "gloria", quella vera, quella che ti fa venire voglia di fare head banging di quelli che avrai dolore al collo per un mese. Non importa quanto Ross non sia - notoriamente - il chitarrista più forte del mondo, o se il suono a volte non sia proprio pulito. Tu farai head banging selvaggio.
In conclusione, forse mi sarei aspettato di più da un chitarrista così navigato -sarà per la forza che ha saputo darmi nei periodi peggiori della mia adolescenza -, che comunque non ha mancato di regalarci emozioni indescrivibili. Sicruamente non posso definirmi insoddisfatto, come del resto nessuno del pubblico.

Set list:

Blood Of The King
Death Tone
The Oath
Blood Of My
Kill With Power
Thor

Each Dawn I Die 
Gloves Of Metal 
Sign Of The Hammer 
Dark Avenger 
Rhino Drum 
Fighting The World
Metal Daze 
Battle Hymn 
Hail And Kill


Line up:

Marc Lopes – Vocals
Ross The Boss – Guitar
Mike LePond – Bass

Rhino – Drums


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