lunedì 22 febbraio 2016

Insanità, genio e dissonanze, ILIOS

Artista: Ilios
Disco: Demo 2015
Genere: heavy/progressive/punk
Durata: 17'
Tracce: 3
Anno: 2015

Voto: 6.66


Recensione a cura di: Leonardo Schrikker

Sono da poco passate le 3, ed è quel preciso istante nel corso della notte nel quale non sai deciderti se è il caso di metterti a dormire per svegliarti poco dopo oppure rimanere sveglio ed aspettare che apra il bar per andare direttamente a fare colazione...esiste forse momento migliore per alzare la testa dal libro e buttare giù due parole su un disco? Dopo aver messo su i brani di questa demo, averli ascoltati più volte nell'ultimo paio di giorni, ed essere riuscito a decidere che idea farmi su questo disco sento di poter dire di avere tra le mani un lavoro complesso, viscerale, rabbiosamente cacofonico in alcuni punti ed introspettivamente melodico in altri. La demo è composta da tre brani, per un totale di 17 minuti e rotti, che però sembra durare qualcosina di più, una delle concause di questa soggettiva dilatazione temporale è il cantante, che ricorda moltissimo Wattie Buchan (The Exploited), che urla per praticamente tutta la durata della demo, anche in parti che richiederebbero probabilmente una tecnica vocale più fina, coprendo in questo modo anche le raffinatezze della parte strumentale di cui questo lavoro è assolutamente ben dotato. In alcuni passaggi tuttavia, vi sono alcuni sprazzi di banalità, che però possono essere facilmente modificati od aggiustati. Anche la qualità della registrazione lascia un po' a desiderare, insomma, è una demo e come tale va presa, lo reputo comunque un lavoro discreto, potenzialmente ottimo, c'è molto che potrebbe essere fatto meglio, anche solo di poco, e rimango stupito davanti a cosa questi pezzi potrebbero diventare, anche considerando la complessità delle loro strutture, che li rendono difficilmente classificabili sotto un unico genere, mi azzarderei a definirli Heavy-progressive-punk.
Primo pezzo: "Madenss", pura follia, parte come un pugno in faccia e la voce sostenuta, gridata, del cantante da la carica ad un pezzo che comincia con sonorità sporcate (anche dalla registrazione, un pochino, forse in modo voluto) che scaturisce poi in un interludio molto "Joy Division" che dopo essersi alternato al ritornello porta ad un assolo e poi ad un giro sinistramente cantilenante, poco digeribile, seguito da un arpeggio, che porta il pezzo poi a concludersi con un possente riff ed un urlo che personalmente trovo azzeccatissimo.
Il secondo pezzo, "My last ride" si presenta con un arpeggio al quale in secondo luogo s'intreccia una seconda chitarra con un crescendo che termina però in una dissonanza che, a mio modesto avviso, è come una doccia fredda per chi ascolta, rovina un pochino l'atmosfera pazientemente creatasi fino a quel momento (un vero peccato), subito dopo vi è il richiamo della celeberrima marcia funebre di Chopin, dopo il quale, il pezzo si apre con un interludio molto Viking e la voce del cantante irrompe prepotentemente infrangendosi contro i vostri timpani, strappandovi nettamente da ciò che stavate ascoltando fino a pochi secondi prima. I passaggi successivi si lasciano ascoltare volentieri, anche qui però il cantato, quando presente, risulta molto troppo aggressivo rispetto alla base, nonostante essa sia costituita da una solida trama di chitarre, fino ad arrivare ad un ritornello orecchiabile (che ha come lato positivo quello di essere una delle rare parti dove il cantante non urla, ma emerge, penalizzandolo, la scarsa qualità della registrazione). Segue poi un assolo, che però, specie nella seconda parte risulta dissonante, ricorda molto quello di "Some Kinda Hate" dei Misfits, solo un po' più lungo, ritornello finale e la canzone si porta faticosamente a varcare la soglia dei sette minuti con un arpeggio ed una conclusione armonizzata tra le due chitarre. Personalmente penso che questo pezzo, in seguito ad alcuni semplice accorgimenti, potrebbe diventare un vero capolavoro.
Terzo brano: "Call from the Grave", un rullante militaresco segna l'inizio di questa canzone, accompagnato da un crescendo di tastiere, che portano poi allo sfociare del tutto in una serie di riff abbastanza duri, alternati ad assonanti arpeggi sui quali il cantante si lascia occasionalmente sedurre da un modesto grawl. Segue poi un pezzo di basso slappato, letteralmente (complice anche qui la qualità della registrazione) coperto poi da un riff di chitarra e dalla voce, e la canzone si conclude poco prima del quinto minuto, senza infamia e senza lode.
Credo di aver capito che questi tre brani siano legati l’uno all’altro da una storia unica; raccontano infatti nel primo (Madness) la storia di un tizio che, in preda alla follia, al non riconoscere più la sua realtà, commette un omicidio, per il quale viene quindi condannato alla pena capitale (Last Ride, e qui infatti, c'è il richiamo al Requiem), e giusto poco prima di morire, lui si rende conto di tutto quanto, come raccontato in (call from the grave), trovo che sia una cosa davvero geniale!
Consiglierei a dei miei amici questa demo? In realtà forse si, ma soltanto ad una limitata e ristretta cerchia di persone che sarebbero in grado di apprezzarne le qualità.


Traccia più interessante: My Last Ride

Tracklist
01 - Madness
02 - My Last Ride
03 - Call from the Grave

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